Emmanuel Bove

Memorie di un uomo particolare

Traduzione di Paola Vallatta

L'uomo particolare, Jean-Marie Thély, è inquieto. A preoccuparlo è una lettera che, forse, potrebbe cambiare il suo destino. Sono solo quattro righe, inviate per rimandare un appuntamento. Non sembrano, però, di buon augurio. Jean-Marie possiede fascino e nient’altro: è un parassita che sogna soltanto di avere un posto tutto suo tra gli uomini. Ma è la sua stessa storia che gli impedisce di occuparlo. È figlio di una violenza e durante l'infanzia e la giovinezza, trascorse soprattutto dalle parti di Compiègne, nord della Francia, non lontano da Parigi, cresce nella casetta dei custodi, distante e al tempo stesso vicino alle famiglie ricche della zona. Si arrabatta, cerca di distinguersi dagli altri bambini e una giovane signora benestante lo prende sotto la sua tutela. La tradirà, come ha sempre tradito tutti, con nonchalance. Tutto in questa storia avviene per caso. Tutto è appena accennato. Persino la guerra, che aleggia sulle pagine centrali del romanzo e che condiziona l'intera vita del protagonista, rimane sfumata, sullo sfondo.
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Emmanuel Bove

Emmanuel Bove, nato a Parigi nel 1898 e morto nel 1945, è prima di tutto un personaggio di fantasia. Il vero nome dello scrittore è infatti Emmanuel Bobovnikoff, lo stesso di suo padre, ma si firmerà sempre Bove. Figlio di un ebreo senza un impiego stabile, nato nel ghetto di Kiev e fuggito dai pogrom russi, e di una donna delle pulizie lussemburghese, non ha avuto una vita facile. Durante la Prima guerra mondiale si arrangia con piccoli lavori tra Parigi e Marsiglia. Nel 1922 si sposa e si trasferisce in Austria, dove comincia a scrivere. Ha due figlie e divorzia nel 1930 per risposarsi poco dopo con una ricca signora, con la quale vivrà qualche tempo ad Algeri durante la Seconda guerra mondiale. Scoperto da Colette – che nel 1924 fece pubblicare I miei amici, il primo romanzo, considerato il suo capolavoro – era amato da Rilke come da Beckett. Bove è autore di una trentina di opere, in gran parte ampiamente autobiografiche. Negli anni Ottanta, dopo un lungo oblio, è stato riscoperto e tradotto in tedesco da Peter Handke che lo considera un autore di culto e sostiene che «dovrebbe essere il santo patrono degli scrittori (puri), più di Kafka e alla stessa stregua di Anton Čechov e Francis Scott Fitzgerald».